Distorsione del Ginocchio

La distorsione del ginocchio, sebbene meno frequente rispetto a quella della caviglia, rappresenta un infortunio

significativo soprattutto negli sportivi e in soggetti attivi. Una curiosità interessante è che, durante attività

ad alto impatto come il calcio o il basket, il ginocchio subisce forze notevoli che possono provocare non solo lesioni

ai legamenti, ma anche microtraumi ai tessuti circostanti, contribuendo a uno squilibrio funzionale a lungo termine.

La distorsione del ginocchio riguarda principalmente i legamenti che stabilizzano l'articolazione, compromettendo

la funzione, causando dolore, gonfiore e talvolta una sensazione di instabilità. La gestione di questo infortunio

spazia dai trattamenti conservativi a quelli chirurgici, integrati da un percorso riabilitativo mirato a ripristinare

pienamente la funzionalità articolare e prevenire recidive.

Indice:

1) Anatomia 2) Classificazione

3) Epidemiologia 4) Cause

5) Fattori di rischio 6) Sintomatologia

7) Diagnosi 8) Prognosi

9) Prevenzione 10) Trattamento

11) Fonti di approfondimento

Gradi di lesione dei legamenti legati alla distorsione del ginocchio

Anatomia del Ginocchio

Il ginocchio è una delle articolazioni più complesse del corpo, fondamentale per la deambulazione e le attività sportive. I principali elementi anatomici sono:

Ossa:

  • Femore: osso della coscia che si articola con la tibia.

  • Tibia: osso principale della gamba inferiore.

  • Rotula: osso sesamoide che protegge l'articolazione anteriore del ginocchio.

Legamenti:

  • Legamento crociato anteriore (LCA): stabile l'articolazione e controlla il movimento rotatorio.

  • Legamento crociato posteriore (LCP): controbilancia le forze applicate sul ginocchio in movimento.

  • Legamenti collaterali mediale e laterale: responsabili della stabilizzazione laterale, contribuendo a prevenire movimenti eccessivi in direzione mediale o laterale.

Queste componenti, insieme a muscoli, tendini e menischi, lavorano in sinergia per garantire un movimento armonico e sicuro.

Classificazione e tipologie di distorsione del ginocchio


Le distorsioni del ginocchio vengono classificate in base alla gravità del danno ai legamenti e alla stabilità articolare:

Grado I – Distorsione Leggera:

  • Allungamento o microlesione dei legamenti, senza perdita significativa di stabilità.

  • Sintomi: lieve dolore e gonfiore transitorio.

Grado II – Distorsione Moderata:

  • Lesione parziale dei legamenti con una limitata rottura delle fibre.

  • Sintomi: dolore moderato, gonfiore e una certa difficoltà nel carico dell’arto.

Grado III – Distorsione Grave:

  • Rottura completa di uno o più legamenti.

  • Sintomi: dolore intenso, gonfiore marcato, instabilità e limitazione significativa della mobilità.

Questa classificazione aiuta a orientare l’approccio terapeutico più adatto, stabilendo se intervenire con misure conservative o se ricorrere a soluzioni chirurgiche.

Epidemiologia

Le distorsioni del ginocchio si riscontrano frequentemente in sport e attività ad alta intensità:

  • Incidenza: particolarmente comune in sport come il calcio, il basket, lo sci e il rugby.

  • Distribuzione per età: possono verificarsi sia nei giovani atleti che negli adulti attivi; le persone anziane, però, sono più suscettibili a complicazioni derivanti da lesioni minori dovute a degenerazione.

  • Impatto socio-economico: la riabilitazione può richiedere un periodo prolungato, influenzando sia la performance sportiva che l’attività lavorativa e aumentando i costi sanitari.

Cause

Meccanismi traumatici

  • Movimenti di torsione forzata: cambi di direzione bruschi o torsioni imposte al ginocchio con piede fermo, tipiche di gesti sportivi, provocano lesioni delle strutture legamentose (in particolare LCA e LCM).

  • Ipestensione e iperflessione: urti frontali sul ginocchio in estensione o flessione estrema (es. check in rugby, cadute da salto) generano stress eccessivo sui legamenti.

  • Impatto diretto/valgo–varo: forze laterali applicate al ginocchio (contatto da avversario o caduta su ginocchio piegato) possono rompere i legamenti collaterali.

Fattori di rischio sportivi

  • Calcio, basket, rugby, pallavolo, sci: giochi con scatti, salti e contatti laterali aumentano il rischio di distorsione.

  • Riscaldamento insufficiente: muscoli non attivati favoriscono instabilità articolare e sovraccarico legamentoso.

  • Terreni irregolari o scivolosi: cedimenti improvvisi del piede alterano l’allineamento e inducono torsioni anomale.

  • Deficit di forza e flessibilità: quadricipiti e ischiocrurali deboli o rigidi non assorbono correttamente le sollecitazioni.

  • Scarsa coordinazione neuromuscolare: controllo motorio inefficiente espone il ginocchio a movimenti traumatici indiretti.

Predisposizione femminile

  • Valgo fisiologico aumentato: angolo Q maggiore nelle donne favorisce stress laterale sui legamenti.

  • Fattori ormonali: fluttuazioni di estrogeni e relaxina possono alterare la lassità legamentosa e il controllo propriocettivo.

Vascolarizzazione e capacità di guarigione

  • I legamenti del ginocchio ricevono apporto ematico da piccole arterie capsulari e genicolate; tuttavia il flusso è relativamente limitato.

  • Le lesioni longitudinali o parziali in zone meglio vascolarizzate (porzione superficiale e margini) possono guarire più rapidamente.

  • Le lesioni complete o nei tratti centrali, a minor vascularizzazione, spesso richiedono tempi di recupero più lunghi e, in caso di instabilità marcata, interventi chirurgici (ricostruzione LCA).

Innervazione e sintomatologia

  • I legamenti contengono terminazioni nervose (terminazioni libere, corpuscoli di Ruffini e Pacini) lungo le fibre periferiche.

  • I pazienti riportano:

    • Dolore acuto immediato nella zona interessata.

    • Gonfiore (emartro) dovuto a rottura di vasi intrarticolari.

    • Sensazione di cedimento o "giving way".

    • Difficoltà nel carico e perdita di funzionalità articolare

    • Nei casi più gravi, instabilità cronica e rischio di recidive.

Fattori di Rischio


I principali fattori di rischio che favoriscono la distorsione del ginocchio includono:

  • Attività sportive ad alto impatto e rapidi cambi di direzione.

  • Precedenti infortuni al ginocchio che possono rendere l'articolazione più vulnerabile.

  • Superfici di gioco irregolari o non adeguatamente ammortizzate.

  • Calzature non idonee che non garantiscono un buon supporto.

  • Fattori anatomici e predisposizioni individuali che possono rendere il ginocchio meno stabile.

Sintomatologia


I sintomi tipici della distorsione del ginocchio comprendono:

  • Dolore localizzato: che può variare da lieve a intenso, a seconda del grado della lesione.

  • Gonfiore: dovuto alla risposta infiammatoria e all'accumulo di liquidi nell'articolazione.

  • Limitazione della mobilità: difficoltà a camminare o ad eseguire movimenti completi, come estendere o flettere il ginocchio.

  • Sensazione di instabilità o cedimento: particolarmente nei casi di lesioni di grado II e III.

Diagnosi


Anamnesi e valutazione clinica

  • Raccolta del meccanismo traumatico: descrizione precisa del trauma (torsione, iperestensione, impatto diretto), eventuale percezione di "pop" o cedimento immediato.

  • Ispezione:

    • Gonfiore rapido (emartro) entro poche ore suggerisce lesione del legamento crociato o della capsula.

    • Deformità evidenti o deviazioni assiali in valgismo/varismo in caso di danno severo.

  • Palpazione:

    • Dolore localizzato lungo i legamenti collaterali (LCM, LCL) o nella fossa intercondiloidea per i crociati.

    • Palpazione della rima articolare per valutare eventuale dolore associato a lesioni concomitanti (es. menisco).

  • Valutazione della stabilità articolare:

    • Lieve lassità suggerisce lesione parziale, lassità marcata o "fine di corsa" morbida suggerisce rottura completa.

Test specifici

  • Test per LCA:

    • Lachman test: ginocchio a 20-30° di flessione; test più sensibile per rottura LCA.

    • Pivot Shift Test: dimostra instabilità rotazionale anteriore; positivo in lesioni significative.

    • Anterior Drawer Test: ginocchio flesso a 90°; meno sensibile del Lachman.

  • Test per LCP:

    • Posterior Drawer Test: valutazione della traslazione posteriore della tibia.

    • Sag Sign: discesa spontanea della tibia posteriore in posizione rilassata.

  • Test per legamenti collaterali:

    • Stress test in valgo (a 0° e 30°): valuta integrità del legamento collaterale mediale (LCM).

    • Stress test in varo (a 0° e 30°): valuta integrità del legamento collaterale laterale (LCL).

  • Altri test clinici:

    • Dial Test: per discriminare lesioni combinate LCP e angolo postero-laterale.

Esami strumentali

  • Radiografie standard (AP, laterale, obliqua, skyline):

    • Escludere fratture avulsione (es. Segond fracture associata a rottura LCA).

    • Escludere distacchi osteocondrali o deformità preesistenti.

  • Risonanza Magnetica (MRI):

    • Gold standard per identificare lesioni legamentose (LCA, LCP, LCM, LCL) e associate (menischi, cartilagine, capsula).

    • Valuta grado di lesione (parziale vs completa), edema osseo, lesioni dei tessuti molli.

  • Ecografia muscoloscheletrica:

    • Utile per valutare versamenti, lesioni capsulari superficiali e danni ai collaterali, specialmente in fase acuta o in assenza di MRI immediata.

Trattamento Conservativo o Chirurgico?

La scelta dipende da:

  • Gravità della lesione (parziale o completa)

  • Livello di instabilità clinica

  • Età, attività fisica, obiettivi funzionali del paziente

  • Presenza di lesioni associate (meniscali, cartilaginee)

Trattamento Conservativo

  • Indicato per:

    • Lesioni parziali dei legamenti collaterali

    • Distorsioni lievi-moderate senza instabilità significativa

  • Include:

    • Immobilizzazione temporanea con tutore in estensione o flessione controllata.

    • Ghiaccio, compressione, elevazione nelle fasi iniziali.

    • Terapia farmacologica: FANS per il controllo del dolore e dell'infiammazione.

    • Fisioterapia precoce:

      • Recupero della mobilità articolare

      • Rinforzo muscolare (quadricipiti, ischiocrurali, glutei)

      • Lavoro propriocettivo e di controllo neuromuscolare.

Intervento Chirurgico

  • Indicato per:

    • Rotture complete del LCA (soprattutto nei giovani sportivi)

    • Instabilità clinicamente rilevante del ginocchio

    • Lesioni combinate (es. LCA + LCM, LCA + menisco)

  • Procedure principali:

    • Ricostruzione LCA/LCP: autograft (tendine rotuleo, semitendinoso-gracile) o allograft.

    • Riparazione di collaterali o capsulari: in caso di lesioni avulse o instabilità mediale/laterale marcata.

    • Trattamento delle lesioni meniscali associate: meniscectomia o sutura artroscopica.

Prognosi e tempi di recupero

Trattamento Conservativo

Il percorso conservativo è indicato per distorsioni di ginocchio di grado I e II senza instabilità clinica significativa:

  • Controllo del carico e uso di stampelle

    • Tempistiche: in genere 1–3 settimane.

    • Nelle prime 48–72 ore, carico parziale o tutore con limitazione di flessione (0–30°), supportandosi con stampelle fino a riduzione di dolore e versamento.

  • Deambulazione autonoma

    • Tempistiche: 2–6 settimane.

    • Passaggio graduale a pieno carico non appena il paziente tollera la pressione e cammina senza zoppia.

  • Fisioterapia e rieducazione motoria

    • Fase iniziale (0–2 settimane): crioterapia, drenaggio del versamento, isometrici di quadricipiti e glutei, mobilizzazioni passive per mantenere escursione articolare.

    • Fase intermedia (2–6 settimane): esercizi in catena cinetica chiusa (leg press leggera, squat parziale), training propriocettivo su superfici stabili, progressivo incremento del range di movimento.

    • Fase avanzata (6–12 settimane): rinforzo funzionale e pliometria leggera, simulazione di gesti quotidiani e sportivi a basso impatto (bicicletta, tapis roulant).

  • Ritorno all’attività sportiva

    • Sport a basso impatto: possibile dopo 3–4 mesi se non vi sono dolorabilità o blocchi articolari.

    • Sport ad alto impatto o torsionali: valutazione attenta, con possibile protrarsi del protocollo fino a 6 mesi per garantire stabilità e coordinazione.

Intervento Chirurgico (Ricostruzione Legamentosa)

Riservato a distorsioni di grado III con instabilità marcata o nei soggetti sportivi ad alto livello:

  • Post-operatorio immediato

    • Uso di stampelle e carico protetto: 2–4 settimane, a seconda del legamento ricostruito (LCA vs collaterali).

    • Tutore con blocco in estensione o con limitazione di flessione (0–90°).

  • Deambulazione senza supporto

    • Tempistiche: 4–6 settimane per carico completo, con possibile ritardo in caso di ricostruzione multipla.

  • Percorso fisioterapico post-chirurgico

    • Fase iniziale (0–6 settimane): mobilizzazioni passive/assistite, esercizi isometrici, controllo del versamento.

    • Fase intermedia (6–12 settimane): progressione ad esercizi in carico parziale e poi completo, propriocezione di base su superfici instabili.

    • Fase avanzata (3–6 mesi): rinforzo dinamico (squat, affondi, step-up progressivi), esercizi funzionali sport-specifici.

  • Ritorno all’attività sportiva

    • Low-impact: generalmente dopo 6 mesi.

    • High-impact o sport con rapidi cambi di direzione: valutazione tra 9 e 12 mesi, basata su test di forza (≥90% controlaterale) e stabilità articolare.

Nota bene: i tempi sono indicativi e possono variare in relazione a:

  • Estensione e sede della lesione legamentosa.

  • Tipologia di intervento e numero di legamenti coinvolti.

  • Età del paziente e condizione muscolare pre-infortunio.

  • Adesione e risposta al programma riabilitativo.

Prevenzione


La prevenzione delle distorsioni del ginocchio si basa su interventi mirati a ridurre i fattori di rischio e a migliorare la resilienza articolare:

  • Riscaldamento completo: 10–15 minuti di attività aerobica leggera e mobilizzazioni dinamiche (squat a corpo libero, affondi oscillati) per attivare i muscoli periarticolari e aumentare la temperatura tissutale.

  • Neuromuscular training: programmi specifici (es. FIFA 11+, PEP Program) comprendenti esercizi propriocettivi, di equilibrio e di controllo del movimento per migliorare il timing neuromuscolare e ridurre il rischio di torsioni accidentali.

  • Rinforzo muscolare:

    • Focalizzarsi su quadricipiti, ischiocrurali, glutei e core per garantire adeguato supporto e stabilità del ginocchio.

    • Esercizi in catena cinetica chiusa (leg press, squat leggeri) e aperta (leg extension, curl) integrati in una routine settimanale.

  • Stretching e flessibilità:

    • Stretching statico e dinamico di quadricipiti, ischiocrurali e polpacci dopo l’allenamento per mantenere un range di movimento ottimale.

  • Tecniche di atterraggio:

    • Allenare corretti schemi di salti e atterraggi (atterraggio in leggero flesso, carico distribuito) per ridurre le forze di impatto e le torsioni improprie.

  • Controllo della fatica:

    • Evitare sovraccarichi eccessivi programmando adeguati periodi di recupero, favorendo la rigenerazione muscolare e articolare.

  • Valutazione e correzione dell’allineamento:

    • Utilizzo di ortesi o plantari in caso di difetti di appoggio del piede (valgo pronato, supinato) che possono alterare la cinematica del ginocchio.

  • Istruzione tecnica:

    • Educare atleti e pazienti su posture e movimenti sicuri, soprattutto durante cambi di direzione, torsioni e contatti.

Implementando questi accorgimenti in maniera costante e progressiva, si riduce significativamente l’incidenza di distorsioni del ginocchio e si favorisce una migliore salute articolare a lungo termine.

Trattamenti fisioterapici migliori secondo la letteratura scientifica

La riabilitazione della distorsione del ginocchio è un processo multidisciplinare che include diverse fasi:

  1. Riabilitazione Precoce e Gestione del Gonfiore

    • Cosa prevede:

      • Immobilizzazione iniziale e applicazione di ghiaccio per ridurre il gonfiore.

      • Esercizi isometrici e mobilizzazione delicata per mantenere la funzionalità.

    • Evidenza scientifica: studi dimostrano che un intervento tempestivo nella gestione del gonfiore può favorire un recupero più rapido.
      Fonte: Early Management in Knee Sprains

  2. Allenamento Neuromuscolare e Propriocezione

    • Cosa prevede:

      • Esercizi per migliorare equilibrio e coordinazione, utilizzando superfici instabili o strumenti specifici.

      • Progressione graduale per affinare il controllo motorio.

    • Evidenza scientifica: la letteratura evidenzia che il training neuromuscolare riduce il rischio di recidive migliorando la stabilità articolare.
      Fonte: Neuromuscular Training in Knee Sprain Rehabilitation

  3. Rafforzamento Muscolare e Resistenza

    • Cosa prevede:

      • Programmi mirati al rinforzo dei muscoli quadricipiti, ischiocrurali e degli stabilizzatori specifici del ginocchio.

      • Incremento progressivo del carico per aumentare resistenza e stabilità.

    • Evidenza scientifica: numerosi studi sottolineano come il potenziamento muscolare sia cruciale per mantenere la funzionalità del ginocchio.
      Fonte: Strength Training in Knee Sprain Rehabilitation

  4. Terapia Manuale e Tecniche di Mobilizzazione Articolare

    • Cosa prevede:

      • Tecniche di mobilizzazione passiva per migliorare l’ampiezza di movimento.

      • Trattamenti manuali per ridurre la tensione dei tessuti molli e migliorare la circolazione.

    • Evidenza scientifica: la combinazione di terapia manuale ed esercizi attivi è risultata efficace nel migliorare il recupero funzionale del ginocchio.
      Fonte: Manual Therapy in Knee Sprain Rehabilitation

  5. Supporto Strumentale: Elettroterapia e Ultrasuoni/Tecarterapia

    • Cosa prevede:

      • Utilizzo della stimolazione elettrica (TENS) per controllare il dolore nelle fasi acute.

      • Applicazione di ultrasuoni o Tecarterapia per stimolare il metabolismo tissutale e accelerare il recupero.

    • Evidenza scientifica: diversi studi supportano l’impiego di questi strumenti come complemento efficace alla riabilitazione attiva.
      Fonte: Electrotherapy in Knee Sprain Rehabilitation